Tempo perso
Il modo in cui trascorriamo le nostre giornate è, ovviamente, il modo in cui trascorriamo la nostra vita . Annie Dillard
Quest’anno ho letto poco, pochissimo. Mi sono persa tra le pagine di vari libri, accantonandoli, riprendendoli e poi lamentandomi con me stessa della perdita di tempo che mi ha fatto sì e no concludere forse tre libri finora. Con il conseguente senso di colpa per il tempo sprecato.
Non si tratta di ozio o di quella monotonia che Bertrand Russell definiva infatti “fruttuosa”. Ma proprio di quella sensazione di noia mista a svogliatezza che fa perdere attenzione e interesse nelle cose, anche quelle che di solito ci piacciono, fino a renderci incapaci di concentrarci, finendo per mangiare il nostro tempo in attività inutili e inconcludenti.1

Questa cosa della perdita del tempo è sempre stata una cosa con cui ho dovuto fare i conti nella mia vita di sognatrice accanita. Del resto, secondo una ricerca di Harvard passiamo il 47% del nostro tempo da svegli a vagare con la mente2.
L’equazione tra tempo sprecato e tempo speso bene - sicuramente esacerbata in questi tempi moderni dalle nuove tecnologie - è quella con cui ha fatto i conti il filmmaker Temujin Doran con il cortometraggio “Sum”3, nel quale calcola come trascorriamo il tempo nella nostra vita: due anni annoiandoci, quindici mesi a cercare oggetti, diciotto giorni guardando nel frigo, cinque mesi seduti sul water.
In realtà l’annosa questione affonda le radici nell’antichità, con solo qualche variabile alterata. Come bilanciare la nostra vita a favore di un tempo di qualità piuttosto che di spreco, è ciò che Lucio Anneo Seneca esaminò in due opere: il De Brevitate Vitae e le Lettere a Lucilio.
Il filosofo affronta il tema più urgente che tormenta la vita umana: il tempo, e più in particolare, il calcolo esistenziale di come spendiamo o sprechiamo il frammento di tempo che ci è stato assegnato lungo il continuum dell’essere.
Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne perdiamo molto
La gestione del tempo è una delle sfide più grandi della vita moderna, ma è anche una delle competenze più preziose che possiamo sviluppare. Non è solo questione di produttività, ma di qualità della vita, di benessere e di felicità.
È la nostra finitezza a mediare la nostra esperienza del tempo
Un’esperienza che si può fare “solo se la si riempie di emozioni”, come spiegava Luciano De Crescenzo nel suo film “32 dicembre”:
Il Tempo è un’emozione, ed è una grandezza bidimensionale, nel senso che lo puoi vivere in due direzioni diverse, in lunghezza e in larghezza.
Se lo vivi in lunghezza, in modo monotono, sempre uguale, dopo sessant’anni, hai sessant’anni.
Se invece lo vivi in larghezza, con alti e bassi, innamorandoti, magari facendo pure qualche sciocchezza, allora dopo sessant’anni avrai solo trent’anni.
Il guaio è che gli uomini studiano come allungare la vita quando invece bisognerebbe pensare a come allargarla.
Sono le emozioni che scandiscono la nostra percezione del tempo, che può essere dilatato o compresso. In uno studio pubblicato su “Science” nel 2016, il team di scienziati del Champalimaud centre for the unknown di Lisbona ha testato come la dopamina - “l’ormone della felicità”, un neurotrasmettitore la cui funzione è quella di generare sensazioni positive e uno stato di benessere - sia in grado di alterare la percezione del tempo. La carenza di questo neurotrasmettitore sarebbe capace di “dilatare” il trascorrere dei minuti.
Ciò che è importante notare è che la sensazione che abbiamo del tempo influisce sulla nostra interpretazione della realtà, sulla percezione di noi stessi e sui nostri comportamenti. Il nostro rapporto con il tempo può anche offrire una chiave di comprensione di noi: un rapporto negativo con il tempo diventa così lo specchio di un rapporto negativo con noi stessi.4
La cura del tempo è una pratica che richiede consapevolezza e impegno. Non possiamo controllare la quantità di tempo che abbiamo, ma possiamo certamente influenzare la qualità di come lo viviamo. In ogni momento, possiamo scegliere di essere presenti, di apprezzare ciò che abbiamo e di vivere con intenzione.
Riti
Nell'astrologia, Saturno è conosciuto come il pianeta del tempo. I suoi influssi sono profondi e ci insegnano lezioni preziose su come strutturare il nostro tempo e lavorare diligentemente verso i nostri obiettivi.
Attualmente, Saturno si trova nel segno dei Pesci, un transito che durerà fino a febbraio 2026. Questo periodo è un'opportunità per concentrarsi sui nostri sogni e sulle nostre intuizioni. È un tempo che prevede la rimozione degli ostacoli e la pulizia delle emozioni per ascoltare la nostra voce interiore.
Ecco come Saturno influisce sulla nostra vita oggi:
Disciplina e Responsabilità: Saturno ci spinge a prendere seriamente le nostre responsabilità. Ci insegna che per raggiungere i nostri obiettivi, dobbiamo essere disciplinati e costanti. Questo può significare stabilire routine quotidiane, mantenere impegni e lavorare duramente anche quando le cose diventano difficili.
Limiti e Confini: Questo pianeta ci ricorda l'importanza dei limiti. Ci insegna a dire no quando necessario e a stabilire confini chiari nelle nostre vite. Questo può aiutare a proteggere il nostro tempo e la nostra energia, permettendoci di concentrarci su ciò che è veramente importante.
Lezioni dal Passato: Saturno è il maestro del karma, ci spinge a riflettere sulle lezioni del passato e ad applicarle nel presente. Ogni sfida che affrontiamo sotto l'influsso di Saturno è un'opportunità per crescere e migliorare.
Struttura e Pianificazione: Con Saturno, la struttura è fondamentale. Pianificare le nostre giornate, stabilire obiettivi chiari e lavorare metodicamente per raggiungerli sono tutte pratiche che Saturno incoraggia.
Tutto questo è l’habitat ideale per il maledetto l’infinite scrolling
Per il suo cortometraggio il regista si ispira a un libro del neuroscienziato David Eagleman, intitolato “Sum: Forty Tales from the Afterlives”
Noemi di Gioia, Non è vero che non abbiamo abbastanza tempo
Il problema è quel vagabondare in quella pletora di pensieri che viaggiano senza sosta. Il 47% del nostro tempo è veramente tanto. L’unica disciplina che ci aiuterebbe a osservare e rifocalizzarci sul presente è la meditazione. Ma che fatica a praticare con costanza. È molto più semplice guardare un frigo, vuoto.
Belle riflessioni, Satya. Grazie.