Benvenuti in quel periodo strano e nebuloso tra Natale e Capodanno, fatto di giorni lenti, in cui il tempo si dilata fino a perdere di significato, e che per molti rappresenta l’unico periodo dell’anno in cui sembra possibile, e persino lecito, non fare nulla.
Uno spazio vuoto, in cui anche se si torna a lavoro, i giorni non hanno ancora il sapore della routine e neppure quello della frenesia festiva, ma hanno il sapore di una lunga sbornia.
Gli inglesi la chiamano Boxing Week, gli americani Crimbo Limbo1 o Twixmas, gli scozzesi Daft Days2 e i norvegesi Romjul3. Forse è proprio la traduzione della parola norvegese che descrive nel modo migliore questi giorni. Infatti, romjul si traduce letteralmente come “Natale spaziale”, rendendo l’idea di uno spazio per respirare, lontano dalle feste. Ed effettivamente per i norvegesi è più di una settimana sul calendario, è una mentalità, un momento per rallentare e per potersi rannicchiare sul divano a guardare un film, sorseggiare tisane o a fare lunghi pisolini pomeridiani senza sentirsi in colpa.
Perché anche il non-fare ha un ruolo rivitalizzante sulla nostra vita. Il filosofo britannico Bertrand Russell, nel suo libro “La conquista della felicità parla di una “fruttuosa monotonia”, in quanto emozione vitale: con le sue facoltà correlate di contemplazione, solitudine e quiete, la monotonia è essenziale per la vita della mente. Senza noia, non ci sarebbero sogni a occhi aperti e spazio per la riflessione, né creatività.
Annoiarsi significa non avere paura della nostra vita interiore: una forma di coraggio morale fondamentale per essere pienamente umani.
La nostra frenetica fuga dalla monotonia, ammonisce Russell, si traduce in una relazione paradossale con l'eccitazione, in cui siamo allo stesso tempo dipendenti dalla sua assunzione e desensibilizzati ai suoi effetti:
C'è un elemento di noia che è inseparabile dall’evitamento di troppa eccitazione, e troppa eccitazione non solo mina la salute, ma intorpidisce il palato per ogni tipo di piacere, sostituendo i solleticamenti a profonde soddisfazioni organiche, l’intelligenza alla saggezza, e il gusto frastagliato delle sorprese per la bellezza. Una certa capacità di sopportare la noia è quindi essenziale per una vita felice, ed è una delle cose che bisognerebbe insegnare ai giovani.
Russell esorta i genitori a concedere ai bambini la libertà di sperimentare questa “fruttuosa monotonia”, in quanto invita all’inventiva e al gioco fantasioso, a imparare a fare le cose da soli.
Non voglio dire che la monotonia abbia meriti propri; intendo solo che certe cose buone non sono possibili se non dove c’è un certo grado di monotonia. Una generazione che non può sopportare la noia sarà una generazione di piccoli uomini, di uomini indebitamente separati dai lenti processi della natura, di uomini in cui ogni l’impulso vitale appassisce lentamente, come se fossero fiori recisi in un vaso.
La monotonia “fruttuosa” di questi giorni di mezzo offre l’opportunità unica di guardare ai piccoli inconvenienti così come ai momenti di grande gioia, rilassandoci e lasciandoli passare senza che questo ci agiti, in modo da ritrovare la pace interiore. Prendersi del tempo per praticare questo approccio ci prepara a iniziare il nuovo anno con una mente chiara e leggera. un momento senza aspettative, un'opportunità per esplorare nuove prospettive.
Oppure in questa settimana è possibile farsi ispirare dai sette principi che guidano le celebrazioni del Kwanzaa.
Il Kwanzaa è una festa ideata nel 1966 dal leader per i diritti degli afroamericani negli Stati Uniti, Maulana Karenga, e che ricade proprio nel periodo che va dal 26 dicembre al 1 gennaio. L’obiettivo di Karenga era quello di celebrare la storia e le origini della comunità afroamericana, con una festa che fosse alternativa alla festa del Natale.
Ogni giorno della settimana rappresenta un principio che riassume degli ideali africani:
Unità (Umoja), ossia “lottare per mantenere l’unità nella famiglia, nella comunità e nella nazione”;
Autodeterminazione (Kujichagulia), “definirci, nominarci, creare per noi stessi e parlare per noi stessi”;
Lavoro collettivo e responsabilità (Ujima), “Costruire e mantenere insieme la nostra comunità e fare dei problemi dei nostri fratelli e sorelle i nostri problemi e risolverli insieme”;
Economia cooperativa (Ujamaa), “Per costruire e mantenere i nostri negozi, negozi e altre attività e trarne profitto insieme”;
Scopo (Nia) “Fare della nostra vocazione collettiva la costruzione e lo sviluppo della nostra comunità per riportare il nostro popolo alla sua tradizionale grandezza
Creatività (Kuumba), “Fare sempre quanto possiamo, nel modo in cui possiamo, per lasciare la nostra comunità più bella e benefica di quanto l’abbiamo ereditata”
Fede (Imani) “Credere con tutto il cuore nella nostra gente, nei nostri genitori, nei nostri insegnanti, nei nostri leader e nella rettitudine e vittoria della nostra lotta”.4
Visioni
Facendo ricerche sulla monotonia ho trovato una vera “chicca” cinematografica: il docufilm di Donatella Baglivo su una delle più influenti figure nella storia del cinema, Andrei Tarkovsky5.
In questo estratto da un documentario vintage, esplora la necessità di restare soli con se stessi.
Fortunatamente c’è un’anima pia che ha tradotto in inglese il racconto e io l’ho tradotto a mia volta in italiano:
Cosa vorresti dire alla gente?
Non lo so... penso che vorrei dire solo che dovrebbero imparare a stare da soli e cercare di passare più tempo possibile da soli. Penso che uno dei difetti dei giovani di oggi sia quello di cercare di unirsi attorno ad eventi rumorosi, a volte quasi aggressivi. Questa voglia di stare insieme per non sentirsi soli è un sintomo spiacevole, secondo me. Ogni persona ha bisogno di imparare fin dall'infanzia come trascorrere del tempo con se stessa. Ciò non significa che dovrebbe sentirsi solo, ma che non dovrebbe annoiarsi di se stesso, perché le persone che si annoiano in compagnia di se stesse mi sembrano in pericolo, dal punto di vista dell'autostima.
Riti
Le notti che attraversano tutto il periodo delle festività natalizie 24 dicembre - 6 gennaio furono chiamate da Rudolf Steiner, fondatore dell'antroposofia, le 13 Notti Sante. Si tratta di un periodo molto particolare nel quale l’interiorizzazione della coscienza, l’intimità del cuore, giungono alla più grande forza e chiarezza.
il momento in cui la Terra attraversa infatti il “Perielio”, il punto di massimo avvicinamento al Sole. E grazie a questa vicinanza, è come se il nostro pianeta parlasse in modo più diretto con il centro radiante del sistema solare, ricevendone i “messaggi” con maggiore intensità.
Si ritiene che i sogni fatti durante queste notti abbiano un valore profetico e vadano annotati in un diario, in modo da poter dare una direzione anche all’anno che verrà.
Ispirandosi a Steiner, Giui ne ha inventato una sua versione legata allo sciamanesimo femminile e alla tradizione legata alla dea. Questo suo percorso (che anche io sto seguendo) si chiama “13 notti da dea”. Ogni notte viene proposta una pratica legata ad una dea specifica “per aiutarvi a creare un momento dí introspezione che vi accompagni a mettere le basi per un 2024 più connesso, autentico e quindi magico.”6
Ascolti
Come usare questi giorni di monotonia fruttuosa?
Ecco i miei due consigli:
Immergersi nei classici programmi radiofonici (in lingua inglese) dei vecchi tempi, seguendo questo canale che raccoglie una varietà di speciali e trasmissioni, alcune anche a tema natalizio.
Iniziare a pensare alla squadra del Fantasanremo, che proprio in questi giorni apre le iscrizioni
Ingmar Bergman lo considerava “colui che ha inventato un nuovo linguaggio”
Bellissimo articolo. Complimenti 👏 Ti sei meritata davvero il caffè..
Viva le nebulose ❤️