Tra sogno e presente c'è la felicità
Una delle lezioni più preziose che ho imparato è che spesso ci illudiamo riguardo a ciò che ci renderà felici
“Se hai costruito castelli in aria, il tuo lavoro non deve andare perduto; li è dove devono essere. Ora metti le fondamenta sotto di loro.” George Bernard Shaw
Questa newsletter arriva un po’ in ritardo, voleva nascere a marzo, ma si è fatta cogliere dal sonnolento clima primaverile.
E devo dire che questo clima, che concilia il sonno, può portare anche più felicità nella nostra vita.
Mi spiego meglio.
A gennaio ho finito i 10 moduli del corso The Science of Well-being, il corso sulla felicità di Yale tenuto da Laurie Santos.
Si tratta di un corso basato sulla convergenza di scienze quali psicologia, neuroscienza, fisica quantistica, economia, sociologia con ricerche e analisi diagnostico-statistiche che ne certificano un certo rigore.
Non è il primo corso al mondo, anche Harvard, Berkley, l’Università di Boston fino ad arrivare all’università di Abu Dhabi, ne hanno di attivi1. Ma quello di Yale è il più famoso e anche quello di maggior successo, ad oggi si contano oltre 4 milioni di persone che lo hanno seguito.
In circa 20 ore di lezioni online, strutturate in 10 settimane con tantissimi esercizi pratici, la professoressa Santos smonta fin dall’inizio le credenze più popolari: non è un aumento di stipendio, un lavoro prestigioso o il possesso di beni materiali a renderci felici.
La felicità dipende in gran parte dalle azioni che intraprendiamo, dalle intenzioni che abbiamo e dalle abitudini che coltiviamo. E tra queste c’è anche il sonno: dormire almeno 7 ore a notte permette di migliorare positivamente umore e performance. Le altre abitudini da attuare sono: apprezzare il presente, la gratitudine, il tempo per se stessi, la meditazione, mezz’ora di attività fisica al giorno, coltivare connessioni sociali.
Funziona? Dai feed back del corso sembrerebbe di sì.
Dalla mia esperienza personale (pecco sulla meditazione e in alcuni periodi sulla mezz’ora di attività fisica, ehm!) mi sento di rispondere positivamente. Dopo il corso, ho messo in pratica la gratitudine e soprattutto il cercare di concentrami sul tempo presente.
Sono solita definire la felicità come la capacità di vivere pienamente e in maniera sana nel presente, una volta superate le ferite del passato e con occhio entusiasta verso il futuro.2
Scrive la psicologa Marian Rojas Estapé, in “Come fare perché ti succedano cose belle”.
Partendo da un punto di vista neurobiologico, Estapé spiega cosa succede al nostro cervello quando ci focalizziamo sui dettagli, induciamo uno stato emotivo in grado di influenzare il normale funzionamento dei neuroni.
Guardare con attenzione fa ritrovare interesse e attrazione per la vita. Dobbiamo imparare a guardare la realtà con occhi nuovi, con affetto, senza durezza. Di cosa abbiamo bisogno per riuscirci? Attenzione e stupore. Mi raccomando, ricominciate a guardare il lavoro, la vostra famiglia, la vostra casa… con stupore! Può darsi che rimarrete sorpresi da qualche dettaglio a cui, senza volerlo, vi eravate assuefatti, o che riscoprirete cose positive a cui da tempo non badavate più.3
La ricerca della felicità strutturale (e non quella di godimento - come distingue Marian Rojas Estapé- che è fugace) è un viaggio personale e un impegno costante. Dobbiamo essere consapevoli dei nostri bisogni, sia sul posto di lavoro che nella nostra vita quotidiana, e lavorare attivamente per soddisfarli. Sviluppare relazioni positive e sostenere il benessere mentale sono tutti passaggi fondamentali per coltivarla.
Marian Rojas Estapé, Come fare perché ti succedano cose belle, ed. Vallardi
Ibidem.